La seconda parte dell’intervento della Dr.ssa Silvia Seta al nostro evento Psiché? ‘La psicologia e il benessere’ del 7 Aprile 2019 al Palazzo del Turismo di Riccione.

Se ti sei perso la prima parte puoi leggerla qui: www.comunicarete.it/benessere-psicologico-le-basi-della-psicologia-1

Benessere psicologico: Le basi della psicologia – parte 2 –

Una fondamentale scoperta nel campo della psicologia, tanto che oggi si parla di “medicina delle emozioni”, è il cervello emotivo.

È stato scoperto che oltre al cervello razionale, ossia il cervello nuovo, del linguaggio, quindi della parola, esiste anche un cervello più primitivo, che si chiama appunto cervello emotivo, fatto strutturalmente in maniera diversa rispetto al cervello nuovo.

Spesso cervello emotivo e cervello razionale sono in conflitto. Ecco perché, pur comprendendo razionalmente una situazione, se non elaboriamo l’emozione ad essa collegata, i due cervelli lavoreranno in modo indipendente e questo genera conflitto e malessere.

Questo vuol dire che, in certi casi come ad esempio nell’attacco di panico, quello che parla è il cervello emotivo, tanto che la persona sente la tachicardia, suda freddo, ha tutto un insieme di sintomi che in maniera razionale non riesce a controllare.

In effetti, quando non c’è una comunicazione tra questi due cervelli sorge un certo disagio. Tante persone dicono: “Ma io, razionalmente capisco che non devo avere paura di prendere l’aereo, però mi inizia a battere il cuore…”.

Questo perché il cervello emotivo, oltre a controllare la regolazione delle emozioni, controlla anche l’apparato digerente, il sistema immunitario, il cuore e la pressione. Tutti elementi specchio di quei parametri fisiologici che in effetti poi si attivano indipendentemente dalla no¬stra volontà.

È qui che lo psicologo/psicoterapeuta, quando si relaziona con il paziente, deve sì credere alle parole, ma deve anche saper ascoltare anche i messaggi corporei.

Cervello emotivo e cervello razionale in armonia col sorriso

Un parametro molto simpatico che gli studiosi hanno usato per vedere se i due cervelli (razionale ed emotivo) sono in armonia è il seguente: il cervello emotivo è il sorriso, che non è il sorriso sociale, che porta ad un’attivazione dei muscoli zigomatici, cioè sorridere con le labbra.

Il sorriso di cui parliamo è un sorriso generato da uno stato di armonia e benessere. È quel sorriso che coinvolge anche i muscoli degli occhi, tanto che si usa l’espressione “sorridere con gli occhi”.

Dal modo in cui ci sorride, capiamo anche che una persona è in pace con se stessa.  Il sorriso emotivo è, dunque, un’attivazione della muscolatura involontaria, controllata proprio da quel cervello primitivo/primordiale che ci fa capire lo stato emotivo dell’altro.

Spesso, dallo psicologo  arrivano persone che in passato hanno avuto certe esperienze. Queste continuano a produrre effetti nella loro vita attuale. Le persone possono pensare di averle superate, controllate, ma questo succede soltanto razionalmente. Poi, quando arriva il momento, nella realtà, abbiamo un altro tipo di comportamento.

L’intelligenza emotiva: come comprendere le proprie emozioni

È stato visto che esiste anche l’intelligenza emotiva, che è la capacità di essere consapevoli delle nostre emozioni, senza volerle “tappare”, e delle emozioni altrui. Che significa pensare a come vera¬mente l’altro si può sentire, e instaurare, quindi, una comunicazione affettiva che sicura¬mente è molto importante.

A volte, il lavoro del terapeuta è anche quello di alfabetizzazione emotiva. Ad esempio si cerca di entrare nel profondo chiedendo: “Cos’è che chiami rabbia, come la senti nel corpo, cosa succede quando sei arrabbiato? La esprimi, non la esprimi?”. Anche perché poi si mettono in atto tutta una serie di difese che, in certi casi, ci possono rendere schiavi.

Il compito dello psicologo, nel caso specifico della dr.ssa Seta, è anche quello di vedere/capire cosa c’è sotto l’ansia, quale emozione si cela, che la persona non ha voglia di sentire, e come si difende da quella emozione.

Bisogna ricordare che l‘incapacità di sentire e di verbalizzare l’emozione, cioè quando uno non sa come si sente, aumenta il rischio di patologia psicosomatica. Questo significa che ci sono certi casi in cui è il corpo che parla. Esempio: una gastrite.

Quando un’emozione sta nel corpo e non viene sentita, non viene neanche pensata e, in qualche altro modo, agisce altrove.

Come il Benessere sociale influisce sul benessere individuale

Visto che viviamo all’interno di una società, è molto importante stare bene anche in mezzo agli altri. Stiamo parlando della dimensione del Benessere sociale.

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Anche in questo caso sono stati studiati dei fattori che influiscono sul nostro stato di benessere:

Integrazione sociale – la sensazione di appartenenza, quindi sentire che apparteniamo a una comunità più o meno grande, la sensazione di avere qualcosa in comune con gli altri per sentirsi meno soli, sentirsi a proprio agio con gli altri;
Accettazione sociale
Contributo sociale – Si è visto che le persone che riescono a rendersi utili per gli altri hanno aumentato il livello di benessere – cioè si sentono meglio perché si sentono utili;
Attualizzazzione sociale
Coerenza sociale – cioè la sensazione che ciò che accade nella società ha un senso, che le azioni delle altre persone sono dettate da determinati valori, perché tutto ciò che ci circonda, in teoria, dovrebbe avere un senso.

Esiste un’area specifica del cervello emotivo che sta alla base della nostra capacità di formare legami sociali ed entrare in relazione con gli altri: il contatto emotivo è una vera esigenza biologica e sociale.

Per questo negli studi sulle persone che sono più felici di altre nella vita si riscontrano sistematicamente 2 fattori. Quali?

I fattori chiave delle persone più felici:

• Hanno relazioni affettive stabili
• Sono parte attiva della comunità

Per ‘relazione affettiva stabile’ non s’intendono quelle relazioni strumentali, cioè “sto con quella persona perché mi serve, che soddisfa un mio bisogno”, ma quelle relazioni caratterizzate da un senso di fiducia reciproca, che danno una sensazione di intimità. Questa sicuramente dipende anche dal tipo di legame o attaccamento che la persona ha vissuto durante l’infanzia.

Chi ha vissuto ad esempio con una madre iperprotettiva e un padre assente, ha interiorizzato dei modelli di comportamento e di relazione che molto probabilmente ripeterà anche con gli altri.

 

 

P.S. La Dr.ssa Silvia Seta aderisce all’iniziativa sociale #iovadodallopsicologo.

L’iniziativa offre la possibilità di richiedere un voucher per una consulenza individuale gratuita con uno psicologo/psicoterapeuta aderente all’iniziativa, proseguendo con 5 sedute ad un costo agevolato di €40 per singolo incontro.

Scopri tutti i dettagli dell’iniziativa #iovadodallopsicologo