Cos’è la Psicoanalisi? Come lavora lo psicoanalista? In questo articolo andiamo a rispondere a queste domande e vediamo come la terapia psicologica della psicoanalisi riesce a curare i sintomi del malessere mentale.
Nelle psicoterapie esiste un mondo molto variegato. L’ha già spiegato molto bene il Dottor Stefano Bernardi nel suo intervento a Psiché, chiarendo che esistono oltre 250 differenti orientamenti e diverse forme di terapia psicologica.
Per convenienza possiamo suddividere la psicoterapia in due grandi e opposti orientamenti:
• Psicoterapia che postula l’esistenza dell’inconscio
• Psicoterapia che NON postula l’esistenza dell’inconscio
Tra gli orientamenti che prendono in considerazione l’esistenza dell’inconscio, c’è la scuola lacaniana di psicoanalisi. In questo articolo partiamo da questo punto di vista.
Ma partiamo dall’inizio, e vediamo innanzitutto cosa è la psicoanalisi.
Cos’è la psicoanalisi
Jacques Lacan, padre della scuola lacaniana di psicoanalisi, definì la psicanalisi un’esperienza, non una cura. Un’esperienza che va a toccare le più intime giunture del soggetto per arrivare a un ben-dire. Quindi la psicanalisi è una terapia della parola dove è il paziente che parla, racconta quello che lo fa soffrire, quello che lo mette in scacco, quello che non funziona nella sua vita.
I due punti fondamentali della psicoanalisi sono:
• La domanda che un soggetto porta ad uno psicologo
• Il sintomo che un soggetto porta ad uno psicologo
La domanda che porta la persona dallo psicologo?
Partiamo dal primo punto: la domanda che un soggetto porta allo psicologo, che riguarda la propria sofferenza. Ad esempio: ‘devo lasciare mio marito?’, ‘non riesco a controllarmi col cibo’, ‘ho degli attacchi di panico’…
La domanda presuppone che c’è un punto in cui noi non funzioniamo, e che qualcun altro possa aiutarci di fronte a qualcosa in noi che non funziona.
Per lo psicoanalista lacaniano è molto importante cogliere la domanda. Quello che lo psicoanalista fa in studio non è rispondere alla domanda del paziente. Anche perché la risposta, se vuoi, la puoi trovare ovunque, dal prete, dalla mamma, da un amico, dalla zia…
Come lavora dunque uno psicoanalista?
Il trattamento della domanda consiste nel far sì che il soggetto si metta in causa. Il trattamento psicologico consiste dunque nella presa di coscienza che ‘la mia sofferenza ha a che vedere con qualcosa che mi riguarda’, che ‘io sono artefice in qualche modo della mia situazione, di quello che sono’ .
Quindi lo psicoanalista deve far sì che questa domanda diventi un interrogativo per l’assistito, in modo che il soggetto cominci a darsi delle risposte.
Attraverso questo processo psicoanalitico, il soggetto arriva così ad elaborare delle ipotesi alle proprie domande Ad esempio: ‘Perché trovo tutti uomini che mi trattano male?’, ‘Perché mi innamoro sempre di quello sbagliato?
A volte c’è qualcosa, qualsiasi cosa, nella nostra vita che ci dà fastidio e che in qualche modo notiamo che si ripete. Qualcuno la chiama sfiga. Ma gli psicoanalisti non la chiamano certo così.
Non ti senti normale? Tranquillo nessuno lo è
Presupporre che ci sia un lato inconscio in ognuno di noi, significa presupporre che ci sia una singolarità di ciascuno di noi, e non una norma.
Ovvero: ognuno è per definizione diverso e singolare, non esiste una norma cui ci si deve per forza uniformare.
Quindi per lo psicanalista non si tratta di riportare il soggetto ad un buon funzionamento della norma, né di riadattarlo alle norme sociali. Perché la norma viene concepita come un concetto matematico, ma non si tratta di una media matematica. La nostra vita non può essere ricondotta a rigidi schemi matematici.
Per la psicoanalisi lacaniana, la norma non interessa. Non è attraverso il rimando a presunte norme che il soggetto ritrova il proprio benessere.
Non è quindi nella norma che va cercata la strada per il benessere interiore. Per raggiungere il proprio benessere mentale occorre trovare il proprio posto singolare nel mondo. E lo troviamo solo interrogandoci sulle nostre questioni interiori, in particolare sui propri significati e significanti.
Significanti: cosa sono e come influiscono sulla nostra vita?
I significanti, secondo l’accezione lacaniana, sono presupposti, parole che si sono tatuate sulla nostra carne e ci definiscono a livello inconscio e nella nostra quotidianità.
Facciamo un esempio. Quando siamo figli, i nostri genitori ci identificano e definiscono, ci danno delle indicazioni: ‘Tu sei quella brava’, ‘Tu sei quello birichino’, ‘Sei quello malaticcio’…
Sono delle parole, dei concetti, che in qualche modo ognuno di noi ha interiorizzato e ha fatto propri. Sono significati che poi si sono trasformati in costruzioni e tendono così a ripetersi nella nostra vita.
Ritornando ai nostri esempi pratici: quella bambina definita sin da piccola come ‘fortunata’ tenderà a vedere una vita fortunata, quello ‘malaticcio’ tenderà ad essere sempre un po’ zoppicante.
Quindi la prima parte del lavoro di uno psicologo di orientamento lacaniano è far sì che questa domanda che il soggetto rivolge allo psicologo assuma una consistenza che lo riguardi. La persona deve cioè ritrovare quelle parole che hanno segnato la sua storia, quelle della propria famiglia, i tratti che hanno lasciato un’impronta, che hanno in qualche modo scavato qualcosa in lui/lei.
Il soggetto deve trovare quei tratti che lo hanno fatto funzionare e stare bene fino a quel momento, ma che ad un certo punto lo hanno tradito, l’hanno piantato in asso, hanno fatto sì che non funzionasse più e lo fanno soffrire.
Arrivare quindi a sviluppare la domanda è in qualche modo dire: ‘questo non mi succede per caso’, ‘non è per caso che sono e sto così’.
Il sintomo di un malessere psicologico
Oltre alla domanda, è importante per lo psicoanalista osservare il sintomo.
Ma che cos’è il sintomo?
Il sintomo è qualche cosa che non funziona, ed ha una doppia valenza, cioè
• Da una parte è qualcosa che non funziona
• Dall’altra è qualcosa a cui noi siamo particolarmente attaccati e facciamo fatica a lasciarci alle spalle
I principali sintomi del malessere mentale nella modernità
I sintomi del malessere psicologico sono molto legati all’epoca e alla cultura in cui viviamo. Nell’epoca moderna abbiamo sintomi diversi rispetto ai sintomi dei secoli scorsi.
Oggi sono emersi nuovi sintomi particolarmente legati alla dipendenza: l’anoressia, la bulimia, l’uso di sostanze, il gioco compulsivo, gli attacchi di panico. Si tratta di sintomi tutti molto legati all’oggetto.
Non a caso siamo nell’epoca del capitalismo sfrenato, dell’apoteosi dell’oggetto. Siamo tutti circondati di oggetti di cui pensiamo di non poter fare a meno. Anche il denaro è diventato un nuovo sintomo, perché non è più solo una merce di scambio, è diventato un oggetto, da possedere.
Veniamo dunque alla domandona che in molti si pongono prima di rivolgersi ad uno psicologo o psicoterapeuta: chi va dallo psicologo?
Chi va dallo Psicologo?
Tutti ci possono andare. Il fallimento, le difficoltà sono proprie dell’essere umano, in quanto essere pensante e comunicante attraverso il linguaggio.
Il fatto che l’uomo si muova nell’ambito del linguaggio è qualcosa che ci porta inevitabilmente incontro a nuove fallimentari complessità. Perché non ci muoviamo più soltanto nell’ambito degli istinti.
Terapia psicoanalitica breve: cos’è?
La psicanalisi non è una cosa riservata agli psicoanalisti o a persone che sono informate e che espressamente la richiedono. La pratica della psicoanalisi è aperta a tutti, adatta ad approcciarsi ad ogni diversa manifestazione clinica.
Esistono anche terapie psicanalitiche degli effetti terapeutici rapidi. Non si tratta di terapie brevi, bensì di effetti terapeutici rapidi.
Con una breve terapia è possibile dunque ottenere effetti terapeutici rapidi. La persona può giungere rapidamente ad un punto in cui c’è qualcosa che lo fa star bene, quando quel sintomo o quella situazione che lo disturbava è sorpassata. Raggiungendo di conseguenza uno stato di benessere, conclude il suo ciclo di terapia nell’arco di qualche mese o poco più.
Questa brevità di trattamento permette alle persone di raggiungere rapidamente un certo benessere mentale. La teoria psicoanalitica considera questo rapido e ritrovato benessere iniziale come un effetto collaterale della terapia. Perché la fine dell’analisi è un’altra cosa, la mira della teoria psicoanalitica va oltre questo punto.
Dunque: una volta intrapreso un percorso di analisi, sta a te scegliere quando e se fermarti.
E se non stai bene o non hai raggiunto il tuo stato di benessere mentale, rivolgiti ad un professionista della salute psicologica.
Questo articolo è tratto dall’intervento della Dr.ssa Simona Zaghini a Psichè? 2019 ‘Terapia psicoanalitica: Approccio sintomo e direzione della cura’.
La Dr.ssa Simona Zaghini è psicologa clinica, partecipante alle attività della scuola lacaniana di psicoanalisi. Si occupa di psicologia clinica, psicologia dello sviluppo, dell’educazione e scolastica.
P.S. La Dr.ssa Zaghini aderisce all’iniziativa sociale #iovadodallopsicologo.
L’iniziativa offre la possibilità di richiedere un voucher per una consulenza individuale gratuita con uno psicologo/psicoterapeuta aderente all’iniziativa, proseguendo con 5 sedute ad un costo agevolato di €40 per singolo incontro.
Clicca qui per scoprire tutti i dettagli dell’iniziativa #iovadodallopsicologo
Scrivi un commento